Abbiamo incontrato la squadra di studenti politecnici che costruisce moto da corsa e le lancia in gara a 200 km/h

Polimi Motorcycle Factory è un team sportivo del Politecnico di Milano nato nel 2015 per partecipare alla competizione internazionale MotoStudent, che si tiene ogni due anni sul circuito internazionale MotorLand Aragon in Spagna. Le squadre sono chiamate a progettare, realizzare, gestire e guidare una moto, endotermica o elettrica.

La competizione è divisa in varie fasi: la prima valuta il progetto industriale e il business plan, la seconda valuta le prestazioni del prototipo in prove statiche e dinamiche, che si concludono con un weekend di gara. Azul Amadeo frequenta l’ultimo anno magistrale di Design & Engineering. Nel team Polimi Motorcycle Factory (PMF per gli amici) è responsabile del reparto carene. ≪Pensavo di finire la triennale al Poli e poi andare a fare un master. Ma poi ho incontrato PMF e la mia vita ha cambiato direzione. Ho trovato la concretezza che mi mancava, una famiglia e anche tanti mal di testa… e un contesto in cui il design industriale trova la sua espressione, dove è bello ciò che funziona e funziona ciò che è bello. E quindi sono rimasta per la magistrale≫.

Azul è entrata nel team a gennaio 2018: ≪Esiste una storica rivalità tra designer e ingegneri, ma è antiquata. Lavorare in PMF è una sorta di simulazione del mondo del lavoro, dove i team sono molto più interdisciplinari che durante gli studi, dove il tuo lavoro ha effetto anche su quello degli altri e viceversa: e le rivalità si superano, devi imparare a fidarti. Chi fa parte del PMF lo fa anche perché vuole dare un significato al proprio percorso universitario, metterci un po’ del suo e portarsi a casa un’esperienza unica. Per me e stato così. Diventi davvero parte di qualcosa, non sei solo un numero≫.

≪Ci siamo dati una struttura piramidale dal punto di vista della responsabilità, per evitare di mandare in produzione dei pezzi che non funzionano, ma lavorano tutti. Il collante che cementa l’appartenenza al team è la moto, un prodotto di una tale complessità… e l’abbiamo fatto noi. Nei due anni di preparazione alla gara, lavorando sul prototipo, quello che era solo un gruppo di studenti diventa quasi una famiglia. Il grosso cambiamento avviene nel momento in cui i componenti più grossi vengono prodotti, la moto viene montata e il lavoro si sposta dal CAD all’officina≫.


Credits: foto di Azul Amadeo, studentessa di Design & Engineering, responsabile del reparto carene nel team PMF

CAMPIONI DEL MONDO

PMF ha portato la sua prima moto in gara nel 2016, in soli 8 mesi dall’inizio del progetto. La chiamavano affettuosamente ≪la Cinghiala≫, per via del suo peso. L’obiettivo era finire la gara (il che, come vedremo, non sempre è così semplice). Visti i primi successi, per i due anni successivi il team lavora con grande ambizione a un nuovo prototipo: la Scighera, guidata nella competizione 2018 dal giovane pilota e studente di Ingegneria Meccanica Luca Campaci, che diventa campione del mondo nella categoria Petrol con velocita di punta di 197,1 km/h.

≪La Scighera ha fatto delle cose pazzesche, è stato un momento magico. Non era al 100% affidabile, ma il giorno della gara tutto è stato perfetto e, inoltre, quell’anno abbiamo anche vinto la gara di smontaggio carene facendo una velocità tale che gli studenti delle altre università erano sbalorditi. Siamo tornati dalla Spagna vittoriosi, con due coppe e una lista di titoli, tra cui, oltre al primo posto in assoluto, anche Best Design, Best Innovation, Business Plan, Best Acceleration (6,966″/150 m) e 2° Best Mechanical Test≫. Con queste premesse, PMF inizia a lavorare in vista dell’edizione 2020 (che diventerà 2021 a causa della pandemia) e decide questa volta di portare due prototipi, uno nella categoria Petrol (con la Sciura, versione perfezionata della Scighera) e, per la prima volta nella storia del team, anche nella categoria Electric con il prototipo Nyx.

Credits: foto di Azul Amadeo, studentessa di Design & Engineering, responsabile del reparto carene nel team PMF

 

L’IMPREVISTO È IN AGGUATO

Ogni team riceve dall’organizzazione MotoStudent un motore (un Ktm 250cc 4t), un set di gomme slick e un impianto frenante (pinze e pompe freno) per ciascun prototipo. Il resto della motocicletta, nel rispetto del regolamento ufficiale della manifestazione, è a carico di ogni squadra, che può comprare i pezzi o fabbricarli in casa. PMF li fabbrica preferibilmente in casa. ≪È difficile progettare da zero una moto perché il suo comportamento dipende molto dall’interazione dei vari pezzi tra di loro: trovare la quadra affinché tutto funzioni come deve funzionare è magia nera, –commenta Azul. – La pandemia ci è arrivata addosso come una valanga. A dicembre 2020 dovevamo consegnare alcuni pezzi della moto per il campionato 2021, ma non si poteva andare in officina in più di 3 alla volta. Fino all’ultimo non sapevamo se avremmo fatto in tempo, invece ce l’abbiamo fatta e, dandoci il cambio 6 giorni alla settimana con turni di più di 12 ore, siamo riusciti a tirare su delle moto molto valide≫.

Credits: foto di Azul Amadeo, studentessa di Design & Engineering, responsabile del reparto carene nel team PMF

Ma lo spirito del Motostudent è artigianale, le moto sono imprevedibili e non sempre le cose vanno come previsto. ≪Nyx, categoria Electric, alle prove era andata molto bene. Luca (il nostro affezionato pilota) era riuscito a fare tempi da missile. Ma, durante l’ultimo giro di gara, la moto si è spenta a poche centinaia di metri dal traguardo. Stava per scadere il tempo e si stavano avvicinando i referee per aiutare il pilota a spostare la moto dal circuito, ma lui se li levò di dosso e spinse eroicamente la moto fino al traguardo pur di farci classificare. Con quaranta gradi, a luglio, ad Aragon, vestito di tutto punto con la tuta. Questa è l’appartenenza a PMF. Grazie a lui abbiamo potuto correre, anche se purtroppo Nyx ha continuato a dare problemi di affidabilità e siamo arrivati tra gli ultimi. Abbiamo festeggiato comunque moltissimo: non solo perché eravamo riusciti a finire la gara (e, per essere la nostra prima volta con l’elettrico, non era andata poi male). Ma anche perché il clima in quei momenti è cosi concitato e teso che quando finisci le emozioni esplodono≫.

Sulla Sciura, nella categoria Petrol, il team punta moltissimo, memore della vittoria con Scighera. ≪Per la Sciura prendiamo un pilota di superbike. Lui, professionista, si aspettava un certo ritmo, abbiamo faticato a stargli dietro≫. Quasi tutti i pezzi della Sciura erano fabbricati dal team e la moto funzionava con ottime prestazioni. ≪Eravamo diventati velocissimi, sembravamo droni con l’hive mind. Sempre pronti. Ma abbiamo avuto parecchi problemi, a partire dal motore, che si è rotto alla vigilia della gara (avevamo spinto troppo e, diciamocelo, il Ktm non è un gran motore). Abbiamo fatto i salti mortali per rimpiazzarlo, perché in Europa non si trova facilmente. L’abbiamo rimontato in una notte, lavorando fino alle 6 del mattino. Non è facile, devi levare la moto dal motore, non il contrario, perché il motore e la parte più pesante. E, una volta montato, hai un motore che non conosci, a cui far fare il rodaggio. Durante quelle ore decidiamo per scrupolo di cambiare la pompa di benzina, sostituendo quella fatta da noi con una professionale, comprata fuori, per garantirci maggiore affidabilità. Errore madornale: sulle moto, finché una cosa funziona non la devi cambiare. Insomma, durante le qualifiche la pompa ci abbandona, la moto si spegne e non si accende più. In questo caso ci hanno squalificati. È stato molto triste, sarebbe bastato cambiare la pompa, ma le regole sono regole≫. Tornando da Aragon, gli studenti di PMF si sono rimboccati le maniche in vista della gara del 2023. Sarà l’ultimo anno di Azul, che, nel frattempo, si deve laureare. ≪Ma fino alla gara rimarrò di sicuro. PMF significa mettercela tutta, costruire una squadra che diventa una famiglia e portarla a fare una cosa incredibile≫.